venerdì 22 luglio 2011

Post semi serio... forse.



Dalla lettura dei giornali, questa mattina, in poi mi sento con la voglia di polemica.
Leggevo un articolo poco fa dove parlavano di architettura barocca e l'intervistato era un architetto... donna, per cui l'intervistatore si rivolgeva a lei usando il termine al femminile: architetta tal dei tali!

Per quale motivo si sono inventati di declinare il nome delle professioni svolte da donne al femminile... architetta, avvocata, ministra, ingeniera, consigliera, assessora... e via discorrendo. Sono orribili!
Sono quindi andata a cercarne il motivo e sembrerebbe sia stato deciso per "rispetto della donna" e che la declinazione in "... essa" sarebbe da esludere... ma quale assurdità. 
Termini ormai consolitati come dottoressa, studentessa, professoressa... sarebbero perciò da cambiare con dottora, studenta, professora?
È pur vero che la lingua si evolve e che è sacrosanto che la donna abbia una sua identità anche lavorativa ma questa dovrebbe esprimersi nella parità di merito con l'uomo rispetto al lavoro svolto... cosa cavolo c'entra rapportare al femminile il titolo della qualifica professionale.

Significa forse che se UNA ingeniere si presenta come ingeniera verrà valutata e magari preferita ad UN ingeniere sulla base del merito?
Ma dove? Nel paese del poi e nel mondo del mai?
Esistono la infermiera e l'infermiere, il preside e la preside, il custode e la custode, l'impiegata e l'impiegato, il capufficio e la capufficio, l'operaie  e l'operaio... ed allora, visto che esistono gli articoli che distinguono tra femminile e maschile usiamoli: la ingeniere, la avvocato, la architetto.
Perché può esistere un Ernesto Maria e non una Ernesta Mario, perché si usa il nome Andrea per un uomo e non può essere usato (almeno in Italia) per una donna?... se si parla di parità anche questa lo sarebbe... o no?
Alla fine di tutto ciò continuerò a dire architetto Giuliana xxx, avvocato Teresa xxx, mi rifiuto di chiamale in altro modo... da donna a donna mi sentirei di prenderle in giro.

E già che ci sono... non mi piacciono le quote rosa, le rifiuto categoricamente! Non siamo un genere in via d'estinzione da "proteggere", da chi poi? Dagli uomini? ah ah ah... bastasse questo!
Siamo una entità da rispettare a prescindere, dobbiamo essere valutate al pari degli uomini sulla base delle qualità oggettive e degli incarichi da ricoprire... che senso ha obbligare un datore di lavoro ad assumere o un partito ad inserire nelle liste o nominare in un CdA una percentuale fissa di donne se poi all'atto pratico non saranno tenute in gran conto.
Non raccontiamoci panzane, il capufficio continuerà a chiamare l'architetta per chiederle di portargli il caffè e nel frattempo darà il progetto importante all'architetto.

E da domani... sarò Ernesta Andrea Del Sarto! ^____^
Peccato non si possa fare sui documenti.



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