venerdì 9 aprile 2010

IL DOPOGUERRA È DAVVERO FINITO?

Non so da che parte cominciare.. l’argomento mi tocca molto da vicino, anche se ormai molto lontano nel tempo mi fa molto male ricordarlo.

In altri post ho raccontato di essere una ”immigrata” italiana.
I miei genitori, due ragazzi poco più che maggiorenni si trasferirono in Lombardia all’inizio degli anni cinquanta in cerca di quel lavoro che in Toscana non c’era; ero piccola.. meno di due anni. Non furono begli anni per noi, la mia mamma la ricordo in pieno inverno a lavare panni per le “signore” sotto il portico della cascina e mio papà si arrabattava a fare qualsiasi lavoro nella cava di sassi pur di guadagnare qualcosa ma la vita era dura, aveva problemi di salute a causa di una brutta caduta fatta in montagna prima che ci trasferissimo. Poi nacque la mia sorellina.. lasciammo quella casa di custode della cava fatta di un unico locale per una più grande poco distante. Le cose non andarono meglio, mio papà cadde in bicicletta e rischiò la morte per la rottura della milza.. con un'intervento mai fatto prima gliela asportarono salvandogli la vita, tutto andò bene ma per molto tempo non gli fu possibile lavorare.
Questa era la situazione della mia infanzia, per fortuna c’era l’orto e le signore che facevano lavorare mamma. Tralascio le umiliazioni subite perché “terroni” “zingari” e via dicendo, eravamo in quegli anni gli extracomunitari di oggi.
La mamma ha sempre fatto di tutto per darci un aspetto decoroso.. sempre pulite in ordine.


Poi iniziai ad andare a scuola, era lontana.. quei pochi chilometri allora erano un’enormità.. tra casa nostra e la scuola tanti campi pochissime case l’ospedale ed ancora campi e qualche casa, avremmo dovuto seguire i binari del tram, di macchine sulla strada ce n’erano proprio pochissime ma passavano i camion ed era pericoloso, anche per gli incontri che si potevano fare come capitò a me.. che paura.. La scuola però metteva a disposizione un pullman che raccoglieva tutti i bambini a partire dalle sette del mattino.. o forse anche prima, la mamma iscrisse anche noi, eravamo le prime a salire al mattino e le ultime a scendere la sera perché più lontane.
Ho avuto la fortuna di avere una maestra che non mi trattava male perché non ero brianzola, mi riprendeva certo ma per non aver studiato o fatto il compito.. come faceva con le altre bambine della classe.
L’orario a scuola era continuato tranne il giovedì che si tornava a casa all’ora di pranzo, negli altri giorni si mangiava alla “refezione”; ricordo ancora il profumo della pastasciutta o del minestrone piatti che faceva anche la mia mamma ma non mi piacevano come quelli della mensa.. come si chiamerebbe oggi.
Perché racconto tutto ciò? Perché quelle due situazioni, il pullman e la mensa, forse più di altre hanno avuto per me momenti tristi ed angoscianti, momenti che non vorrei mai che un altro bimbo dovesse vivere.. l’umiliazione di sentirsi dei ladri senza aver rubato nulla..
La nostra situazione economica purtroppo portava a non avere sempre i soldi per pagare in tempo la retta dell’uno o l’altra e sentirsi dire in dialetto e con fare prepotente dall’autista del pullman davanti agli altri bambini.. “và che se domani non mi porti i soldi.. ti lascio giù e a scuola ci vai a piedi” oppure dal bidello, in modo più gentile è vero ma pur sempre da farti sentire una ladra “se tua mamma non paga la refezione non ti diamo più da mangiare e a mezzogiorno devi andare a casa”.. lo dicevano a me che ero la maggiore, la mia sorellina era più piccola ma anche lei l’ha vissuta male.. che magone che vergogna..
Dopo pensavo a come l’avrei detto alla mamma.. come facevo a raccontarle che doveva pagare quando magari l’avevo vista non mangiare per far mangiare noi e così qualche volta ho avuto il mal di pancia per non andare a scuola e prendere il pullman oppure pensando che usandolo solo al mattino avrei potuto farlo un giorno in più.. obbligavo mia sorella, raccontandole che ci saremmo divertite, a tornare a casa a piedi.. qualche volta la mamma ci diceva di non prendere il pullman e ci accompagnava in bicicletta, ci faceva entrare e andava via per non incontrare il bidello..
Poi arrivava l’ora della refezione e lì ci poteva stare il "capriccio" di non voler andare a mangiare o la scusa di non aver fame così se non mangiavo io magari non dicevano niente a mia sorella e poteva mangiare lei.. ma era vita questa per dei bambini?
Eravamo verso la fine degli anni cinquanta, la guerra era finita da poco meno quindici anni e oggi? Oggi ci sono dei bambini che subiscono quella stessa violenza quella stessa umiliazione.. sto male.. leggendo queste notizie sto davvero male.. ancora oggi, ancora allo stesso modo.. ma non siamo nel primo dopoguerra.. oggi abbiamo tre telefonini a testa.. la tv 100 pollici.. il pc super tecnologico.. ci riempiamo la bocca del fatto che siamo bravi perché aiutiamo i paesi del terzo mondo.. e quei bambini lasciati a mangiare un panino mentre gli altri allo stesso tavolo mangiano un pasto completo? E gli altri mandati a casa perché non hanno pagato? Perché devono subire tali umiliazioni sentirsi emarginati.. diversi dagli altri e, se non vogliamo essere ipocriti, sappiamo bene quanto cattivi possono essere i bambini.. tanto quanto possono essere assennati ed altruisti.. fa parte della loro ingenuità.. della mancanza di malizia; i bimbi sono delle spugne ed assorbono tutto e non sempre sono in grado di fare dei distinguo come invece siamo in grado di fare noi adulti!

Perché si deve arrivare a questi punti, perché?
Questa non è civiltà.. i bambini non hanno colpa se le cose vanno male.. è pur vero che se qualcuno non paga ne risente tutta la struttura ma perché non rivalersi direttamente sui genitori senza intaccare il bambino? Possibile che non c’erano più strade percorribili per evitare un atto così violento verso dei bambini? Non è forse anche questa una forma di violenza sui bambini? Ché qualcuno intervenga affinché non succeda più a nessun altro bimbo ché qualcuno li difenda e se i genitori hanno vere difficoltà si trovi il modo di intervenire aiutandoli, se invece sono degli approfittatori si trovi il modo di punirli.. ma non fate pagare lo scotto di tutto ciò a loro.. ai bambini!

2 commenti:

  1. Ernesta, ciò che hai scritto sono le riflessioni di tutti noi che vivimo con i ragazzi di oggi, anche quelli che purtroppo vivono crisi economiche pesanti
    ma ti sei chiesta perchè chi impedisce ad un bambino di mangiare con gli altri perchè non ha i soldi poi fa una bella campagna contro la pillola RU...perchè bisogna lottare per la vita dei feti ? ? ?
    prima obbligano tutti a far nascere un bimbo e poi da grande lo umiliano e non lo aiutano se ha fame ma non ha i soldi per un pasto a mensa !!!!
    un caro saluto erica

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  2. ciao Erica, assolutamente d'accordo con te! Non hai idea di quante volte, arrabbiata, mi faccia quelle domande.. e quante volte le faccia che si erge in pompa magna a giudice tutelare della vita (a parole e sulla pelle di altri!)
    Un saluto, ernesta

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