giovedì 10 maggio 2012

Case di riposo.....

Prendo spunto da un articolo letto su Quaderni Corsari-Cremona Democratica. dal titolo Bullismo femminile...

Dall'esperienza diretta in una casa di riposo del cremonese, dove una parente era ricoverata, ne sono uscita malamente. L'occhio allenato alle dinamiche specifiche dell'assistenza vedevano ciò che per altri era bravura e diligenza ma che così non era. Se hai lavorato in ospedale per tanti anni sai riconoscere chi si muove con poca attitudine e professionalità nonostante i sorrisi elargiti. Capisci al volo le tensioni tra il personale che poi vanno a discapito dei pazienti. Capisci quando la dovuta comunicazione tra figure professionali non esiste o viene sottovalutata; quando le direttive sanitarie sono applicate da alcuni e disfatte da altri.
Sono stati due mesi e mezzo d'inferno, per me che non sono certo stata zitta ma soprattutto per il familiare che era in un letto senza difese!
Una sola cosa mi vien da dire nel caso specifico, una caposala che se ne esce con affermazioni quali quelle riportate, oltretutto in presenza dei pazienti, dovrebbe essere la prima ad essere rimossa dall'incarico! Benissimo ha fatto il familiare a rivolgersi al dirigente.
Sarebbe bello sapere però se il dirigente abbia dato un seguito in ambito separato a quanto avvenuto perché in caso negativo la presa di posizione senza provvedimenti non ha alcun valore per la tutela del personale così bistrattato e neppure quella dei pazienti.


Certo non si può andar d'accordo con tutti ed ognuno di noi ha ed ha avuto colleghi con i quali lavorava meglio che con altri... ma ciò che riporta questo articolo è indegno e vergognoso in un ambiente, qual'è una casa di riposo, che dovrebbe essere tutelato.
Non ho mai capito perché il peronale delle case di riposo sia sempre stato visto come personale di serie B rispetto a quello negli ospedali.
Hanno lo stesso percorso formativo-professionale e svolgono le stesse mansioni, anche se poi a parità di impegno le cose vanno peggio nelle prime strutture dove,  e qui so di attirarmi le ire di molti, con l'avvento delle cooperative le tensioni sembrano aumentate.
La falla sta nella formula del reclutamento? della gestione? dell'organizzazione? della direzione amministrativa?
È fuor di dubbio che qualcosa non funziona a dovere a livello impostazione generale delle case di riposo altrimenti proprio non ci si spiega come mai tutte vivano le stesse problematiche riferite al personale. Non sarà forse che per molte persone studiare per l'attestato di abilitazione sanitaria sia diventato soprattutto rifugio per lo stipendio?
Non sarà forse che per "risparmiare" o "guadagnare", a seconda delle posizioni di chi opera le assunzioni, si chiudano a volte tutti e due gli occhi?
Mi ripeterò fino alla nausea, di chi mi ascolta: gestire organizzare e "lavorare" in ospedale, casa di riposo o casa di cura privata, richiede molto più di quel che è richiesto in una ditta dove si pigia un tasto per far funzionare una trancia ed è la piena consapevolezza di aver a che fare con la vita di uomini donne e bambini. Troppi non ne tengono conto!

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