mercoledì 8 giugno 2011

La Donna ieri ed oggi

Grazie ad ApertaMente, che ha promosso il cineforum “l'Italia che cambia”, ho assistito alla proiezione del film-documentario: Vogliamo anche le rose, di Alina Marazzi. Uno spaccato degli anni sessanta e settanta fatto di vecchi filmati ed interviste, giovani donne che in quegli anni si affacciavano alla vita di una società in fermento.
Una società che vedeva la donna ubbidiente a voleri e desideri di padri fratelli e mariti; ragazza e donna che doveva essere “guidata” senza ribellarsi perché così era da sempre e così doveva continuare ad essere. Un film-documentario che tutte le giovani donne ed uomini di oggi dovrebbero vedere, “leggendo”, nel bene e nel male, il cambiamento di cui loro stessi oggi sono beneficiari.

Furono gli anni in cui la contestazione femminile divenne dirompente dentro e fuori casa per conquistare quella libertà fisica e di pensiero che altre, prima di loro in altre nazioni, avevano già più o meno conquistato.
Scontri aperti nelle piazze e nelle famiglie dove non era concesso di esprimere parola se non dopo aver avuto il permesso del “capo famiglia”
Ho rivissuto i momenti di tensione in famiglia, nel rapporto con gli altri fuori casa nella vita di tutti i giorni, di adolescente che mal sopportava la rigida imposizione di regole antiche che mi volevano dedita solo a casa chiesa e studio in attesa del bravo ragazzo che mi avrebbe sposata... perché quella era l'unica meta a cui una giovane donna doveva aspirare. Sì, ho detto giusto... che MI avrebbe sposata... perché nello stato delle cose così era, perché il matrimonio era una concessione ed una convenzione a favore dell'uomo. Tant'è che fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975 la donna perdeva il suo cognome ed assumeva quello del marito come a sancire il passaggio di una proprietà contrattuale dal padre al marito.

Ho rivisto le conquiste ottenute e gli errori fatti nella foga di conquistare la libertà, ho riassaporato la gioia di poter mettere i calzettoni lunghi al posto dei calzini corti che mi venivano imposti ed in seguito, a sedici anni, quella di poter indossare le agognate prime calze di “nylon” come le ragazze grandi... ma solo la domenica mattina per andare in chiesa. Gioia di una conquista che si rivelò essere una tortura... i reggicalze di una volta nulla avevano a che fare con quelli che oggi fanno l'occhiolino nelle foto di modelle, erano scomodi... e presto tornai felice ai miei calzettoni bianchi. Potevo farlo perché finalmente potevo scegliere... non senza i severi rimproveri di papà!
Conquistai centimetro dopo centimetro la minigonna poi la mini mini gonna poi la micro gonna che a dir la verità mi limitava non poco nei movimenti per evitare che si vedesse troppo... ma vuoi mettere la soddisfazione di poter scegliere?... Sempre condita dai severi rimproveri di papà e mamma.
Ci furono le grandi conquiste: poter lavorare fuori casa, poter avere una certa indipendenza anche economica, poter decidere se sposarsi o meno potendo scegliere (o quasi) con chi, di avere figli e non di subirli solo perché “dovevamo far figli”, di poter dire basta ad un matrimonio magari violento o semplicemente perché l'amore e la complicità erano andati a finire... si cresce si matura si cambia e quando ciò accade in maniera diseguale, nella coppia qualcosa si rompe ed allora se non si riesce a raggiungere un'intesa di complicità affettiva diversa è giusto che ognuno vada per la sua strada.
Ecco, questa è stata la vera conquista: finalmente potevamo scegliere e decidere... in tutti i campi. Non subito è vero, ci son voluti anni, ed ancora oggi ci ritroviamo a dover richiedere a gran voce diritti che dovrebbero essere “naturali” e dovuti ma... le basi furono messe cinquant'anni fa!

Siamo cambiate, la donna è cambiata... non sempre in meglio, non sempre  abbiamo fatto le scelte giuste.
Quella secondo me sbagliata è stata di buttare dalla finestra tutto il vecchio, dando per scontato che tutto fosse da buttar via nell'impeto di rinnovamento ed euforia per una conquistata libertà.
E parlo principalmente della mia generazione, di quella che ha visto le proprie mamme dire sempre sì al padre, al fratello, al marito pur col nodo in gola ed atesta bassa... che le ha viste magari trattate male perché avevano detto una parola di troppo... che doveva chiedere il permesso per potersi comperare un paio di calze... che doveva ringraziare perché “veniva mantenuta non facendo nulla”.
Il rifiuto di quella vita e la ricerca di smarcarsi da ciò che eravamo abituate a vedere ci ha portate ad allentare il controllo sui nostri figli nel timore, o decisione, che non vivessero quel che noi e le nostre mamme avevamo vissuto.
Abbiamo insegnato alle nostre figlie, anche con i nostri comportamenti a volte esasperati, che dovevano “sentirsi” libere che non dovevano vederci come MAMME ma come amiche, abbiamo cercato la loro complicità, abbiamo allentato quei controlli che invece avremmo dovuto mantenere.

Per contro non abbiamo saputo insegnagnare ai nostri figli maschi, come invece avremmo dovuto, cosa significassero rispetto collaborazione e condivisione... con la sorella la moglie l'amica; ha dovuto arrangiarsi da solo in un periodo di boom economico e di costumi dove tutto era fattibile ed ottenibile.
Una generazione di adolescenti e ragazzi che ben vedeva e godeva della libertà delle compagne ed amiche non più limitate da regole ferree di orari e comportamenti, ci hanno sguazzato felici... tanto al momento di crearsi una famiglia, avrebbero ritrovato quella figura che li coccolava accudiva e “serviva” come avevano fatto le loro mamme con i papà... ma nessuno aveva loro insegnato che la libertà delle ragazze non era a tempo determinato che non sarebbe terminata con il matrimonio e nemmeno che anche loro avrebbero dovuto fare la propria parte.

So di attirarmi le saette di molte/i miei coetanei che mi leggono perché rapporteranno ciò che ho scritto a se stesse/i non riconoscendosi e sentendosi magari offesi dalle mie parole e ci può stare... perché per fortuna c'è chi, e sono moltissimi, non si è comportato così... ha saputo scegliere tra cosa tenere e cosa buttare di quella lotta per la libertà individuale della donna.
E lo vediamo negli uomini e nelle donne nati da quelle coppie che oggi hanno una loro famiglia “alla pari” dove marito e moglie collaborano, lavorando fuori casa e dentro casa, crescendo i figli, condividendo le decisioni da prendere e che passeranno ai figli il buono che loro stessi hanno appreso facendo tesoro degli errori.
Non pensiate che abbia voluto dare la fotografia irreale del mulino bianco, è una famiglia come tante, con genitori della mia generazione che hanno fatto tesoro delle battaglie del '68 ma non possiamo nasconderci dietro un dito... la maggioranza, purtroppo, ha lasciato correre...
Il boom economico, l'apparire e non l'essere, la facilità di avere anche il superfluo del superfluo che faceva sentire parte di un “gruppo” benestante, rincorsi dalla mia generazione hanno contribuito a questa società dove i valori sono più o meno un optional.

Possiamo riscattarci? Siamo ancora in tempo? Non lo so... forse... fermandoci un momento ed impegnandoci in prima persona.
Non siamo più giovanissimi ma non siamo nemmeno così vecchi da dover gettare la spugna.
Lo dobbiamo a noi stessi riconoscendo il nostro errore, ai nostri figli, ai nostri nipoti... ed insieme a loro, con la parte sana che abbiamo generato, ce la si può fare... ma da subito, perché la discesa è sempre più veloce della salita ed il punto di non ritorno è in un orizzonte non poi così lontano.

4 commenti:

  1. che assurdità che post inutile, la donna ha sempre subito e continua a farlo altro che darle la colpa di come vanno le cose. La colpa è di questa società e di chi la governa non delle donne e fino a prova contraria è governata da uomini!

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  2. Ciao Sara, ho aspettato a risponderti perché volevo trovare il modo di trovare argomenti "comprensibili" ma, quel che ho detto in questo post lo è già... basta togliersi le fette di salame dagli occhi ed i tappi dalle orecchie... e te lo dico da fervida femminista da sempre.
    "La colpa è di questa società" verissimo... ma da chi è formata questa fantomatica società? Non mi risulta che siano formata da extraterrestri, la società siamo noi tutti noi ed è l'espressione di quel che noi siamo e vogliamo! Certo la politica ha la sua buona parte di responsabilità ma... di chi è la responsabilità se da 50 anni a decidere sono sempre gli stessi, se da quasi 20 siamo arrivati a questi livelli di lassismo, ladricinio, mancanza di ogni regola rispettata? Dài su... sarebbe anche ora che ognuno si assumesse le proprie responsabilità, cittadini e governanti senza continuare a fare lo sport preferito e di moda in Italia: lo scaricabarile!
    ernesta

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  3. ciao posso aggiungere una notazione?

    La colpa non è perchè governano gli uomini piuttosto che le donne.
    C'erano, tra gli aguzzini dei campi di concentramento, anche molte donne.
    Il problema stà nei modelli che la società si pone e di come noi li assorbiamo.
    Se una donna, oggi, preferisce il grande fratello, o prostituirsi al miglior offerente, è colpa un po di tutti noi che col nostro comportamento remissimo non facciamo altro che alimentare il trend che si è costituito.
    Oggi nel ritorno al voto degli italiani forse un segnale di cambiamento c'è. Speriamo che i soloni che da anni stanno sulle poltrone di potere capiscano che il voto di oggi non è solo una batosta al berlusconismo/leghismo ma un messaggio a tutta la classe politica dalla destra alla sinistra passando per il centro.
    Cominciate ad apparire meno e lavorate di più che ci state scassando.......
    Quindi chiunque sia al potere sia esso uomo o donna faccia tesoro della lezione di oggi.
    V.S.O.

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  4. ciao VSO,
    il problema infatti non è uomo o donna. Il problema è come civicamente si educano i futuri uomini e donne, quali direttive si applicano a partire dalla famiglia. Conosco ed ho conosciuto tanti ragazzi e ragazze, uomini e donne che guardano il grande fratello o i vari stupidi programmi tv ma che poi ragionano con le loro teste, così come ne conosco ed ho conosciuto che sono insulsi quanto gli abiti firmati che indossano e se guardo le loro famiglie, prima forma di società in cui viviamo, capisco anche perché quei ragazzi sono così diversi tra loro.
    Poi si cresce e ci si forma un proprio modo di vivere, magari completamente diverso, ma le basi della prima società rimangono.
    L'esempio che fai dei campi di concentramento è tragicamente vero ma anche estremo, erano situazioni che hanno esasperato l'indole di quelle donne e quegli uomini; pur riconoscendo comunque che ci sono donne che hanno preso il peggio dagli uomini peggiori.
    Questa mattina sono stata al mercato ed ho incrociato un gruppo di ragazzine, forse 12 o 13 anni non di più, le guardavo atteggiarsi nei loro abbigliamenti più adatti ad una serata in discoteca o alle spiagge di Rimini che non ad una mattina al mercato, truccate e pettinate come modelle da copertina... che la televisione proponga determinati modelli di comportamento è fuori discussione ma quelle ragazzine saranno pure uscite di casa conciate in quel modo, avranno pure una madre che le ha viste prima che aprissero la porta di casa o erano tutte figlie di nessuno?

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ernesta